lunedì 2 novembre 2020

☆ Recensione ☆ Matteo Bussola - L'invenzione di noi due

 


«Cominciai a scrivere a mia moglie dopo che aveva del tutto smesso di amarmi». Così si apre questo romanzo, in cui Milo, sposato con Nadia da quindici anni, si è accorto che lei non lo desidera più: non lo guarda, non lo ascolta, non condivide quasi nulla di sé. Sembra essersi spenta. Come a volte capita nelle coppie, resta con lui per inerzia, per dipendenza, o per paura. Quanti si arrendono all'idea che il matrimonio non possa diventare che questo? Milo no, non si arrende. Continua ad amare perdutamente sua moglie, e non sopporta di non ritrovare più nei suoi occhi la ragazza che aveva conosciuto. Vorrebbe che fosse ancora innamorata, curiosa, vitale, semplicemente perché lei se lo merita. Ecco perché un giorno le scrive fingendosi un altro.

Inaspettatamente, lei gli risponde, dando inizio a una corrispondenza segreta. In quelle lettere, sempre più fitte e intense, entrambi si rivelano come mai prima. Pian piano Milo vede Nadia riaccendersi, ed è felice, ma anche geloso. Capisce di essere in trappola. Come può salvarsi, se si è trasformato nel suo stesso avversario? Matteo Bussola racconta un amore. Forte, sciupato, ambiguo, indispensabile. Come ogni relazione capace di cambiarci la vita.

Genere: Narrativa contemporanea 

Editore: Einaudi | Data pubblicazione: 26/05/2020


Recensione:

🌟🌟🌟


"Nadia non aveva smesso di amarmi d'un colpo, era stato un processo lento, una fiamma che aveva perso di vigore anno dopo anno, senza nuova legna ad alimentarla, fino a lasciare poche braci. Quelle braci, ormai, arrivano soltanto dentro di me".


Milo e Nadia frequentano corsi nella stessa classe, ma non si incontrano mai. La loro conoscenza inizia con un messaggio scritto da lei sul banco: "Chi sei?"

Inizia così una conoscenza fatta di messaggi scritti, una routine che dura per tutto l'anno scolastico. Pur non avendola mai vista, Milo sente che la ragazza misteriosa è l'amore della sua vita. Tutti i suoi sogni si infrangono quando la scuola finisce, senza averla mai vista o sentita per telefono come avrebbe voluto. Col passare del tempo, il ricordo di Nadia non scompare mai e il protagonista diventa quasi ossessionato di ritrovare la sua amata. Finché un giorno succede: si incontrano, iniziano a frequentarsi, e alla fine si sposano. Ma il matrimonio non promette sempre un "vissero felici e contenti" come nelle favole. Milo si rende conto che la passione tra loro si sta spegnendo, iniziano ad allontanarsi sempre di più e hanno abitudini sempre più diverse: lui ha rinunciato alla carriera d'architetto e lavora come cuoco; la sua passione è il giardinaggio. Lei investe tempo ed energie in un romanzo senza fine, insoddisfacente. La vita coniugale è diversa da come si prospettava e loro diventano quasi due sconosciuti che dividono la stessa casa. 


"Nadia credeva che la mia passione per il nostro piccolo orto fosse un passatempo, una comprensibile deriva professionale, cui guardava con accondiscendenza. In effetti, usavo spesso erbe coltivate da me per elaborare i piatti,  anche in osteria. Ma mia moglie non sapeva che piantare ortaggi era per me una forma di resistenza. Gli ortaggi mettono radici, e curando le loro pensavo di curare le mie. Affondare le mani nella terra era una mia personale lotta contro la sparizione delle cose che amavo. Una maniera per farle restare."


Pur di non perdere la donna che ama, il protagonista prova in tutti i modi a riavvicinarsi, senza successo. Finché non gli viene l'idea di rivolgersi a lei tramite la scrittura, sotto un nome falso. Inizia così una quotidianità in cui i momenti più importanti sono quelli della corrispondenza: uno scambio di ricordi, sentimenti, confessioni.  


"L'amore che cercavo di ravvivare non era scomparso dalla vita di mia moglie, era semplicemente confluito altrove, in un posto al quale io non avevo accesso."


Riuscirà Milo a riconquistare Nadia oppure la perderà definitivamente a causa della sua bugia? Un racconto semplice, una penna che sinceramente non è tanto nelle mie corde. Ho visto questo romanzo come il diario di un uomo ormai adulto, scritto con il linguaggio di un adolescente. Certe espressioni mi hanno lasciata un po' perplessa e quindi non sono riuscita ad apprezzarlo appieno, anzi. Ma lascio la scoperta della storia a voi, magari vi piacerà molto di più rispetto a quanto è piaciuta a me. 


"La Nadia lagunare era bella, estroversa, confusionaria, parlava sempre a voce molto alta. Che io le piacesse era più di un'ipotesi. Ma nel quadro d'insieme percepivo qualcosa di stonato, irredimibile come una scorreggia in ascensore. Come se i suoi occhi azzurri fossero troppo azzurri, o il suo seno grande troppo grande, o il suo abbigliamento troppo consapevolmente casuale. Come se gli elementi tutti insieme risultassero in qualche modo estranei fra loro. Nadia sembrava una campagnola vestita per andare in ufficio il primo giorno, con quell'aria un po' così, quasi di bestia addomesticata. 

Nonostante questo, emanava un fascino indiscutibile. Pareva un'attrice italiana degli anni Cinquanta, una sorta di Silvana Mangano veneta. Emanava una fragranza di sudore appena percettibile, fumo di sigaretta ed erba tagliata che risvegliava in me visioni agresti da dopoguerra."

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