Vincitore del premio Campiello 2017
Ci sono romanzi che toccano corde così profonde, originarie, che sembrano chiamarci per nome. È quello che accade con "L'Arminuta" fin dalla prima pagina, quando la protagonista, con una valigia in mano e una sacca di scarpe nell'altra, suona a una porta sconosciuta. Ad aprirle, sua sorella Adriana, gli occhi stropicciati, le trecce sfatte: non si sono mai viste prima. Inizia così questa storia dirompente e ammaliatrice: con una ragazzina che da un giorno all'altro perde tutto - una casa confortevole, le amiche più care, l'affetto incondizionato dei genitori. O meglio, di quelli che credeva i suoi genitori.
Per «l'Arminuta» (la ritornata), come la chiamano i compagni, comincia una nuova e diversissima vita. La casa è piccola, buia, ci sono fratelli dappertutto e poco cibo sul tavolo. Ma c'è Adriana, che condivide il letto con lei. E c'è Vincenzo, che la guarda come fosse già una donna. E in quello sguardo irrequieto, smaliziato, lei può forse perdersi per cominciare a ritrovarsi. L'accettazione di un doppio abbandono è possibile solo tornando alla fonte a se stessi. Donatella Di Pietrantonio conosce le parole per dirlo, e affronta il tema della maternità, della responsabilità e della cura, da una prospettiva originale e con una rara intensità espressiva. Le basta dare ascolto alla sua terra, a quell'Abruzzo poco conosciuto, ruvido e aspro, che improvvisamente si accende col riflesso del mare.
Genere: Narrativa | Editore: Enaudi (ristampato da Club Mondolibri)
Data pubblicazione: 07/02/2017
Recensione:
🌟🌟🌟🌟🌟
"Cara mamma o cara zia,
non so più come chiamarti, ma voglio tornare da te. Io in paese non ci sto bene e non è vero che i vostri cugini mi aspettavano, anzi mi hanno accolta come un accidente e sono un impiccio per tutti, oltre che una bocca in più da sfamare. Ripetevi sempre che per una ragazza la cosa più importante è l'igiene personale, allora t'informo che in questa casa è difficile anche lavarsi. Dividiamo in due un lettino con un materasso puzzolente di pipì. Nella stessa camera dormono i maschi dai quindici anni in su e questo non ti piacerebbe. Io non lo so cosa potrà capitare qui. Tu che vai tutte le domeniche a messa e insegni il catechismo in parrocchia non puoi lasciarmi in queste condizioni. Sei malata e non hai voluto dire quello che hai, ma io sono abbastanza grande per esserti vicina e aiutarti. Ho capito che tu mi hai presa da piccola per il mio bene, perché ero nata in una famiglia povera e numerosa. Qua non è cambiato niente. Se ci tieni a me manda per favore lo zio a riprendermi, altrimenti uno di questi giorni salto dalla finestra."
La storia dell'Arminuta si apre con il suo ritorno alla famiglia d'origine, che non ha mai conosciuto. Per tredici anni è stata felice, coccolata da parenti che hanno fatto da genitori. Prima di allora, non ha mai conosciuto la povertà, la vergogna, la delusione, la fatica. Tutto quello che la circonda ora è nuovo, inquietante come un incubo dal quale vorrebbe svegliarsi ma non ci riesce. Ora sa di avere due mamme: quella che le ha donato la vita e quella che l'ha cresciuta.
Entrambe, in un certo momento della sua vita, l'avevano abbandonata.
"Ripetevo piano la parola mamma cento volte, finché perdeva ogni senso ed era solo una ginnastica per le labbra. Restavo orfana di due madri viventi. Una mi aveva ceduta con il suo latte ancora sulla lingua, l'altra mi aveva restituita a tredici anni. Ero figlia di separazioni, parentele false o taciute, distanze. Non sapevo più da chi provenivo. In fondo non lo so neanche adesso."
In un mondo nuovo, senza più certezze, l'arminuta non ha più fiducia nelle persone che la circondano. L'unica persona che sente vicina a sé è la sorella minore, Adriana, fragile ma intelligente, e poi c'è Giuseppe, il fratellino piccolo e indifeso. Ora non ha più un nome, viene chiamata "la ritornata"; quella diversa dagli altri, che al posto di lavorare ha scelto di continuare gli studi, grazie all'aiuto economico dell'unica madre che ha mai conosciuto, Adalgisa. I soldi hanno sostituito le carezze, e la sua vera mamma ne è priva di entrambe.
"L'Arminuta" è la voce della bambina di nessuno, la conseguenza delle scelte fatte dagli adulti. Scelte di cui non ne ha colpa e che cerca di capire ogni giorno. Una bambina cresciuta in fretta, che impara il senso della responsabilità, la condivisione, rinunciare alle proprie passioni per poter aiutare il prossimo. La sua storia, anche se contenuta in poche pagine, è intensa e ricca di descrizioni dettagliate, tradizioni e sentimenti profondi.
La storia di questa piccola donna vi entrerà nel cuore. Sarà difficile salutarla e lasciarla in mano al destino, senza sapere semmai troverà un posto da chiamare "casa", se riuscirà a perdonare e sanare le ferite, se basterà a sé stessa e ai suoi fratelli.
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